Per molti è soltanto una semplice strada, che tra l’altro deve essere percorsa per andare da Roma a Tivoli; nella realtà dei fatti la Tiburtina è una delle cosiddette vie consolari Romane, vale a dire fatta costruire per volontà di un console, in questo caso Marco Valerio Massimo nel 286 a.C.
E la antica via Tiburtina aveva proprio il compito di congiungere Roma con Tibur, ovvero Tivoli, che ai tempi era molto ‘battuta’ dai pellegrini che si recavano a fare visita ai santuari presenti sul territorio. Da ricordare che nell’antichità Tivoli veniva chiamata proprio Tibur, fondata nel I Millennio a.C. circa ed indicata da Virgilio come “Tibur Superbum” nel suo VII libro dell’Eneide, un motto che ancora è presente sullo stemma cittadino di Tivoli.
Origini della Tiburtina Antica
Come si diceva il nome deriva da un console, Marco Valerio Massimo; e sempre ad un console, questa volta P. Sempronio Sofo, è legata la nascita del tratto di strada Tiburtina-Valeria. Era il 304 a.C. quando condusse una campagna contro gli Equi, alla fine della quale furono conquistate due nuove colonie: Alba Fucens (Massa d’Albe) e Carseoli (Carsoli). Si rese quindi necessario il prolungamento della via Tiburtina fino alla zona di Caresoli, territorio dei Marsi; la strada prese il nome di Tiburtina-Valeria perché l’iniziativa del prolungamento fu presa da un magistrato appartenente alla gens Valeria.
Storia successiva ed ampliamento
Un tempo la via Tiburtina partiva dal giardino di Piazza Vittorio; dopo la costruzione delle Mura Aureliane il suo inizio fu spostato a Porta S. Lorenzo (o Porta Tiburtina), che sorgeva tra via di Porta Tiburtina e Via Tiburtina antica.
Un tempo la strada era fiancheggiata da tantissimi sepolcri antichi dei quali, oggi, non resta più nulla: il tracciato di quella che era la Tiburtina Antica è ancora oggi visibile nella parte che va dal Casale Tabaccaia fino al bivio di Settecamini; presso il Casale Bonanni; in prossimità degli studi cinematografici della Titanus; nelle vicinanze dei casali storici di Settecamini e del Forno; e dietro alla chiesa settecentesca di San Francesco.