Uno dei siti tra i più amati del nostro paese al punto che, per la prima volta, nel 2017 è entrata tra i 30 più visitati di Italia. Villa Adriana è un monumento di epoca romana fatta edificare nel II secolo d.C. dall’Imperatore Adriano.
La villa nel corso della sua lunga storia ha vissuto momenti di magnificenza e di abbandono; ai tempi dell’Imperatore divenne un simbolo di bellezza, raffinatezza ed eleganza. Fu con la morte di Adriano che la villa iniziò progressivamente un declino e un abbandono che sarebbe durato per secoli.
Nel Medioevo ad esempio Villa Adriana divenne un semplice terreno agricolo da coltivare; quindi, un magazzino dove depositare materiali edili. Soltanto a partire dal Rinascimento, epoca di riscoperta delle bellezza classica, la villa fu al centro di ristrutturazioni varie.
I primi scavi nel Rinascimento
I primi scavi in ordine di tempo realizzati a Villa Adriana risalgono alla metà del 1500. A promuoverli fu l’allora Governatore di Tivoli Ippolito II d’Este, figlio di Lucrezia Borgia e personaggio al quale si deve la nascita di un altro gioiello tutt’oggi presente a Tivoli: Villa d’Este.
Il Cardinale fu coadiuvato dell’architetto e antiquario Pirro Ligorio, che trasformò l’antico Palazzo Vescovile nella magnifica Villa d’Este per l’appunto. Ligorio lavorò anche su Villa Adriana scavando per cercare statue e marmi d’epoca romana con i quali decorare Villa d’Este.
Ciò che scoprì fu lasciato in tre distinti Codici nei quali parla di quanto rinvenuto negli scavi alternando storie e leggende sugli antichi romani (quanto arrivato fino a noi parla di alcuni misteri, come quello della città sottostante Villa Adriana).
Altri scavi a Villa Adriana e lavori di restauro
Si tratta dei cosiddetti Codici ligoriani, che divennero tra i libri più ricercati dai grandi Mecenati del Rinascimento per conoscere le antiche abitudini dei romani. Sulla scia di quelle leggende, che parlavano di tesori inestimabili, e dei Codici, gli scavi a Villa Adriana si moltiplicarono.
Nel 1600 furono attivi diversi scavatori privati tra i quali spiccava la famiglia Bulgarini, ad oggi ancora proprietaria dell’Accademia nella parte alta della Villa. Scavi che, nel corso di un secolo, portarono alla luce oggetti come i Candelabri Barberini, oggi conservati nei Musei Vaticani; le celebri statue dei Centauri di Aristeas e Papias e del Fauno Rosso, custodite nel Museo Capitolino.
Gli scavi proseguirono per tutto il ‘700, spesso condotti da privati senza scrupoli alla ricerca di tesori; fu solo a partire dall’ottocento che Villa Adriana di Tivoli fu rilevata parzialmente dal Regno d’Italia il quale diede il via ai primi lavori di restauro tirandola fuori dall’abbandono in cui versava da secoli.
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